Storia del Buddhismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La storia del Buddhismo inizia nel VI secolo a.C., con la nascita e la predicazione del Buddha Siddhartha Gautama; questo la rende una delle religioni più antiche ancora esistenti. Nel lungo periodo della sua esistenza, la religione si è evoluta adattandosi ai vari paesi, epoche e culture che ha attraversato, aggiungendo alla sua originale impronta indiana elementi culturali ellenistici, dell'Asia Centrale, dell'Estremo Oriente e del Sud-Est Asiatico; la sua diffusione geografica fu considerevole al punto di aver influenzato in diverse epoche storiche gran parte del continente asiatico. La storia del Buddhismo, come quella delle maggiori religioni, è anche caratterizzata da numerose correnti di pensiero e scismi, con la formazione di varie scuole; tra queste, le più importanti attualmente esistenti sono la scuola Theravāda, le scuole del Mahāyāna e le scuole Vajrayāna.Vita e predicazione di Siddhartha Gautama [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Gautama Buddha. |
Dopo una giovinezza spesa nel lusso sotto la tutela del padre Śuddhodana, re di Kapilavastu (in seguito inglobato dallo stato di Magadha), Siddhārtha entrò in contatto con la realtà del mondo e concluse che la vita reale fosse fatta di ineluttabile sofferenza; rinunciò così alla sua vita di agi per diventare un asceta dedito all'automortificazione. Compresa però l'inutilità di questa pratica, cercò di trovare una propria strada, un cammino di moderazione distante dagli estremi di auto-indulgenza e auto-macerazione.
Sotto un fico sacro, oggi conosciuto come Albero della Bodhi, fece voto di meditare immobile finché non avesse trovato la Verità; dopo tre giorni e tre notti ottenne l'Illuminazione, ma restò nel luogo per altre sette settimane ponderando le sue scoperte. Dopo di ciò, cominciò a viaggiare nella pianura del Gange insegnando la sua dottrina (Dharma) e raccogliendo discepoli da tutte le caste e popolazioni, e fu chiamato o si fece chiamare Buddha, cioè Risvegliato. Poiché tutte le correnti buddhiste riconoscono l'esistenza di altri Buddha oltre a quello storico, è più corretto indicarlo come Gautama Buddha o, come viene spesso indicato in diversi sutra, Buddha Śākyamuni.
Buddhismo delle origini [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Buddhismo dei Nikāya. |
Prima del supporto ufficiale del re Aśoka il Grande nel III secolo a.C., il Buddhismo sembra essere rimasto un fenomeno relativamente minoritario, e la storicità degli eventi della sua formazione sono difficili da stabilire anche perché vi sono diverse, antiche e contraddittorie tradizioni. Secondo la tradizione Theravāda ci sarebbero stati due concili formativi, allo scopo di standardizzare la dottrina, ma queste poche informazioni su di essi ci vengono da racconti molto posteriori, che cercavano di spiegare l'origine di questa scuola e la propria lettura dei vari scismi del movimento buddhista.
Primo Concilio Buddhista (circa V secolo a.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Concili buddhisti. |
Secondo Concilio Buddhista (383 a.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Concili buddisti. |
Tutela di Aśoka (circa 261 a.C.) [modifica]
L'imperatore di Maurya Aśoka il Grande (273-232 a.C.) si convertì al Buddhismo dopo la sanguinosa conquista del territorio di Kalinga (oggi Orissa) nell'India orientale; pentitosi degli orrori prodotti dal conflitto, il re decise di rinunciare alla violenza, e si impegnò a diffondere la fede buddhista costruendo stupa e colonne che richiamavano al rispetto di tutta la vita animale, e spingendo la popolazione a seguire il Dharma. L'esempio forse più noto tra questi è il Grande Stupa a Sanchi, vicino Bhopal; fu costruito nel III secolo a.C. e poi ampliato, e le incisioni sulla porta sono considerate tra i migliori esempi di arte buddhista in India. Il re però è ricordato anche per aver costruito strade, ospedali, case di riposo, università e canali d'irrigazione in tutto il Paese; trattò inoltre i suoi sudditi con la massima tolleranza, indipendentemente da religione, politica e casta.Questo periodo segna la prima diffusione del Buddhismo al di fuori dell'India; secondo le placche e le colonne lasciate da Aśoka (gli editti di Aśoka), furono inviati emissari in molti stati con il compito di predicare il Buddhismo, fino ai regni ellenistici occidentali, a partire dal vicino Regno greco-bactriano, e forse fino al Mar Mediterraneo.
Terzo Concilio Buddhista (circa 250 a.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Concili buddhisti. |
Il Canone Pāli (Tipitaka, o Tripitaka in sanscrito, letteralmente "Tre Canestri"), che comprende secondo la scuola Theravāda i testi di riferimento del Buddhismo tradizionale, ed è considerato da essa l'insieme di scritture più vicine al Buddha, fu formalizzato secondo questa scuola in questo periodo. Al Sutta Pitaka (sanscrito Sūtra Pitaka, contenente i discorsi del Buddha) e al Vinaya Pitaka (contenente le regole monastiche) fu aggiunta una terza classe di scritture, l'Abhidhamma Pitaka (sanscrito Abhidharma Pitaka, contenente le elaborazioni e gli approfondimenti filosofici).
Per una la tradizione Theravāda, gli sforzi di Aśoka per "purificare" il Buddhismo ebbero l'effetto di isolare, ma non indebolire, altri movimenti emergenti; in particolare, il Buddhismo Sarvāstivāda (che sosteneva che i dharma del passato, presente e futuro fossero simultanei), che secondo le cronache della scuola Theravāda fu condannato dal Concilio, e il Buddhismo Dharmaguptaka (che secondo i Theravāda era convinto che il Buddha fosse separato, e superiore, al resto della comunità buddhista) divennero molto influenti nell'India nordoccidentale e nell'Asia Centrale, almeno fino all'Impero Kushan, nel I secolo.
Va da sé che il racconto tradizionale della scuola Theravāda di questi presunti eventi è considerata dagli storici al pari di altre ugualmente antiche tradizioni e non porta, come del resto anche le altre tradizioni buddhiste, alcune prova di riscontro sulla propria autenticità.
Mondo ellenistico [modifica]
Alcuni degli editti di Aśoka descrivono gli sforzi di Aśoka per diffondere la fede buddhista nel mondo ellenistico, che al tempo, in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, formava un corpo continuo dalla Grecia ai confini dell'India. Gli editti dimostrano una chiara comprensione dell'organizzazione politica dei regni ellenistici; i nomi dei maggiori re sono elencati e identificati come obiettivi di proselitismo: Antioco II del Regno seleucide (261-246 a.C.), Tolomeo II Filadelfo del Regno egiziano (285-247 a.C.), Antigono II Gonata del Regno di Macedonia (276-239 a.C.), Magante del Regno di Cirenaica (288-258 a.C.), e Alessandro II dell'Epiro (272-255 a.C.).« La conquista del Dharma è stata vinta qui, sui confini, e anche a seicento yojana (5.400-9.600 km) di distanza, dove regna il re greco Antioco, e oltre, dove regnano i quattro re di nome Tolomeo, Antigono, Magante e Alessandro, così come nel Sud, tra i Chola, i Pandya, e fino a Tamraparni (Sri Lanka). » | |
(editti di Aśoka, XIII editto, S. Dhammika) |
« Quando il thera (anziano, saggio) Moggaliputta, illuminatore della religione del Conquistatore (Aśoka), pose fine al [terzo] concilio [...] mandò avanti dei thera, uno qui e uno lì: [...] e verso Aparantaka (i "Paesi occidentali", cioè Gujarat e Sindh) mandò lo yona (greco) di nome Dhammarakkhita » | |
(Mahavamsa XII) |
« Alla fine dei dieci anni [di regno], Re Piodasses (Aśoka) rese nota la [dottrina di] Pietà agli uomini; e da questo momento rese gli uomini più pii, e tutto prospera nel mondo intero. » | |
(Dalla traduzione di G.P. Carratelli[2]) |
Sono state ritrovate ad Alessandria anche delle pietre tombali buddhiste del periodo tolemaico, decorate con raffigurazioni della ruota del Dharma[3]. Commentando sulla presenza di buddhisti ad Alessandria, alcuni studiosi hanno fatto notare che «fu in seguito in quello stesso luogo che alcuni dei più attivi centri della Cristianità sono stati fondati»[4].
Nel II secolo, il filosofo e scrittore cristiano Clemente Alessandrino riconobbe l'influenza dei buddhisti battriani (sramana) e dei gymnosofisti indiani sul pensiero greco:
« Così la filosofia, una cosa della più alta utilità, fiorì nell'antichità tra i barbari, diffondendo la sua luce sulle nazioni. E dopo di questo venne in Grecia. Dapprima nei suoi ranghi erano i profeti egiziani; e i caldei tra gli assiri; e i druidi tra i galli; e gli sramana tra i battriani ("Σαρμαναίοι Βάκτρων"); e i filosofi dei celti; e i magi dei persiani, che predissero la nascita del Salvatore, e vennero nella terra di Giudea guidati da una stella. Anche i gymnosofisti indiani sono nell'elenco, e gli altri filosofi barbari. E di questi ci sono due classi, alcuni di loro sono chiamati "sramana" ("Σαρμάναι"), e altri "brahmini" ("Βραφμαναι"). » | |
(Clemente Alessandrino, Stromata, Libro I, Capitolo XV[5]) |
Espansione in Asia [modifica]
Ad Est del subcontinente indiano (odierno Myanmar), la cultura indiana influenzò fortemente quella dei Mon, che sarebbero stati convertiti al Buddhismo intorno al 200 a.C. dal proselitismo del re Aśoka; i più antichi templi buddhisti Mon, come quello di Peikthano, sono stati datati tra il I e il V secolo. L'arte buddhista dei Mon è stata particolarmente influenzata dall'arte indiana del periodo Gupta e post-Gupta; il suo stile manierista seguì l'ampia diffusione del Buddhismo nel Sud-Est Asiatico in seguito all'espansione del regno Mon tra V e VIII secolo; nell'area di influenza Mon, corrispondente alla parte settentrionale della regione, si diffuse inizialmente la scuola Theravāda, progressivamente rimpiazzata da quella Mahāyāna a partire dal VI secolo.Lo Sri Lanka sarebbe invece stato convertito da Mahinda, figlio di Aśoka, insieme a sei monaci, durante il II secolo a.C.; ottennero la conversione del re Devanampiya Tissa e di gran parte della nobiltà, e la costruzione del monastero di Mahāvihāra, che sarebbe divenuto uno dei principali centri dell'ortodossia singalese. Il Canone Pāli sarebbe stato trascritto proprio in Sri Lanka durante il regno del re Vittagamani (forse 29-17 a.C.), e l'isola divenne la roccaforte della tradizione Theravāda, rafforzata successivamente dalla presenza di grandi commentatori come Buddhaghosa (IV-V secolo); nonostante la crescente influenza della scuola Mahāyāna, l'isola non fu mai convertita, e divenne la testa di ponte per il risorgimento Theravāda nel Sud-Est Asiatico a partire dall'XI secolo (vedi più avanti il capitolo relativo).
Secondo una leggenda non convalidata dagli editti ritrovati, Aśoka avrebbe inviato missionari anche a Nord, oltre l'Himalaya, a Khotan, nel Bacino del Tarim, e quindi nella terra dei Tocari, che parlavano una lingua indoeuropea e che avrebbero poi contribuito a fondare l'Impero buddhista dei Kushan.
I due Quarti Concili Buddhisti (29 a.C. e 100 d.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Concili Buddhisti. |
Il "secondo" quarto Concilio si è tenuto nell'Impero Kushan, convocato dall'imperatore Kanishka, intorno al 100 d.C. a Jalandhar o nel Kashmir. Poiché i Theravāda temevano che le altre scuole, e in particolare i Sarvāstivāda, avrebbero approfittato del Concilio per approvare come canonici dei testi non autentici, essi disertarono il Concilio; nelle cronache Theravāda il Concilio dei Kushan è talvolta chiamato "concilio dei monaci eretici". Il Concilio fu presieduto da Vasumitra, ed aveva come scopo quello di compilare commentari più esaustivi sull'Abhidharma, ma è possibile che si sia svolto del lavoro anche sul Canone esistente; il frutto principale del Concilio fu però la redazione degli Āgama e la compilazione del grande commentario noto come Mahā-Vibhāshā ("Grande Esegesi"), un compendio esaustivo e un lavoro di riferimento per l'Abhidharma Sarvāstivāda.
Secondo gli studiosi fu proprio in questo periodo che i Sarvāstivāda tradussero il loro Canone dal pracrito al sanscrito; sebbene il cambiamento fu probabilmente effettuato senza significative variazioni sull'integrità del Canone, questo evento segnò un passo importante perché il sanscrito era la lingua santa del brahmanesimo in India, ed era la lingua usata da innumerevoli pensatori (al di là dello specifico schieramento religioso o filosofico), il che consentiva a un pubblico molto più ampio e colto di accedere alle idee e alle pratiche buddhiste. Per questa ragione, anche le altre scuole (come la Mahāyāna, formatasi ufficialmente proprio nel Concilio — vedi il capitolo relativo) in India useranno il sanscrito per i loro commentari e trattati. I Theravāda però non condivisero mai la scelta, sostenendo che il Buddha aveva esplicitamente proibito la traduzione dei suoi discorsi in sanscrito, essendo questa una lingua religiosa e parlata solo da una élite (un po' come il latino in Europa), mentre i monaci dovevano usare il linguaggio del popolo, che tutti potessero comprendere. Critica quest'ultima piuttosto curiosa considerando che i Theravāda si sono nel contempo sempre rifiutati di tradurre il loro Canone dal Pāli al Sinhala, l'unica lingua parlata in Sri Lanka dove aveva sede il loro monastero principale. Nel tempo, comunque, la stessa lingua in cui era stato scritto il Canone dei Theravāda (il pāli) divenne una lingua morta ed è oggi principalmente una lingua religiosa ed elitaria.
Repressione Sunga (II-I secolo a.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Impero Sunga. |
Durante questo periodo, i monaci buddhisti abbandonarono gradualmente la valle del Gange, seguendo la via verso Nord (uttarapatha), che li portò nell'India nordoccidentale, o quella verso Sud (daksinapatha), che li portò sulle rive occidentali dell'Oceano, come attestano i ritrovamenti artistici sulle due vie[9]. L'arte buddhista infatti si estinse a Magadha, mentre fiorì nel Nord-Ovest, a Gandhara e Mathura, o nel Sud-Est, come a Amaravati, nell'Andhra Pradesh; l'attività artistica non è comunque cessata nell'India centrale, come a Bharhut, ma non è noto quale contributo abbia avuto da parte dei Sunga.
C'è disaccordo tra gli storici su quanto di ciò che la tradizione buddhista attribuisca ai Sunga sia veritiero; se ci sono prove di un declino del Buddhismo e un progressivo abbandono dell'area da parte dei monaci, infatti, non vi sono riferimenti alla distruzione degli stupa o segno alcuno di persecuzione religiosa al di fuori della storiografia buddhista. Importanti commentatori e storici, come Etienne Lamotte e Romila Thapar, sostengono che la figura di Pusyamitra Sunga dovrebbe essere riabilitata, se non altro per mancanza di prove.
Interazione Greco-Buddhista (II secolo a.C.-I secolo d.C.) [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Greco-Buddhismo. |
Il re greco-bactriano Demetrio I invase l'India nel 180 a.C. spingendosi fino a Pataliputra, e fondando il Regno Indo-Greco, che sarebbe sopravvissuto, tra alti e bassi, fino alla fine del I secolo d.C.; sotto i re indo-greci il Buddhismo rifiorì, ed è stato suggerito che l'invasione sia stata organizzata inizialmente come un supporto militare all'Impero Maurya e alla popolazione buddhista contro i Sunga.
Uno dei più famosi re indo-greci è Menandro I, che regnò dal 160 al 135 a.C.; convertitosi al Buddhismo, è presentato dalla tradizione Mahāyāna come uno dei grandi benefattori della fede, alla pari del re Aśoka dei Maurya e del re Kanishka dei Kushan. Alla sua morte, sembra che diverse città reclamarono l'onore di ospitare le sue reliquie, e queste furono divise tra più stupa, allo stesso modo di quanto avvenne per il Buddha storico[10]. I successori di Menandro fecero incidere "Seguace del Dharma" sulle loro monete, e si fecero rappresentare nella posa del vitarka mudra.
L'interazione tra le culture greca e buddhista potrebbe aver avuto una certa influenza sulla formazione del pensiero Mahāyāna, che sviluppò un approccio filosofico più sofisticato e una forma di "divinizzazione" della figura del Buddha; in queste aree di contatto compaiono inoltre le prime rappresentazioni antropomorfiche del Gautama.
« Si potrebbe considerare l'influenza classica come portatrice dell'idea generale di rappresentare un uomo-dio in questa forma puramente umana, cosa certamente ben familiare in Occidente, ed è molto probabile che l'esempio del modo in cui gli occidentali trattavano i propri dei fu davvero un fattore importante nell'innovazione » | |
(Boardman, "The Diffusion of Classical Art in Antiquity") |
Fondazione e diffusione del Mahāyāna (dal I secolo) [modifica]
Le prime istanze riformatrici che avrebbero portato successivamente alla nascita del Buddhismo Mahāyāna si manifestarono intorno al I secolo a.C. in un'area dell'Impero Kushan corrispondente all'attuale nord dell'India e del Pakistan; presumibilmente durante un Concilio in Kashmir, le nuove tendenze che valorizzavano le scritture dei Prajnaparamita Sutra e di altre scritture emersero probabilmente all'interno del Sarvāstivāda. Pur essendosi originato in un'area e in un'epoca in cui il pensiero Sarvāstivāda dominava la scena, la nuova scuola raccoglieva istanze di molte altre correnti (tra cui i Mahāsaṃghika e i Dharmaguptaka) e al tempo stesso si proclamava diversa da queste scuole le quali non riconoscevano la canonicità dei Parjnaparamita Sutra. Per segnare la differenza, la scuola prese il nome di Mahāyāna ("grande veicolo"), indicando con Hīnayāna ("piccolo veicolo" o "veicolo inferiore") tutte le altre scuole, tra cui sia i Theravāda sia i Sarvāstivāda. Ciò nonostante, la scuola condivise la decisione di tradurre in sanscrito le proprie scritture (precedentemente in dialetto gandhari) e accettò gli Āgama prodotti dal Concilio.Seguendo gli insegnamenti dei Prajnaparamita Sutra, la nuova forma di Buddhismo valorizzava il concetto di "vacuità" Śunyatā di tutto l'esistente e quindi l'identità tra mondo fenomenico doloroso e imperfetto(Samsara) e la condizione nirvanica (Nirvana) in cui era assente lo stato di dolore. Questa identità dei fenomeni mondani con lo stato nirvanico e la credenza che la buddhità fosse presente in tutti gli esseri senzienti portò alcune di queste scuole alla sacralizzazione della natura di Buddha e quindi della sua manifestazione storica. Inoltre le posizioni Mahāyāna promuovevano l'idea che non solo i monaci, ma tutti gli esseri viventi essendo intimamente dei Buddha potessero aspirare realizzare questo stato, e un certo livello di sincretismo con le influenze culturali del Nord-Ovest dell'India e dell'Impero Kushan all'interno del quale si era originata; il successo fu rapido, e nel giro di pochi secoli la nuova scuola rimpiazzò quasi completamente la Sarvāstivāda.
India [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Buddhismo indiano. |
Xuanzang, che viaggiò dalla Cina all'India nel VII secolo, nel pieno della dominazione degli Unni bianchi, riporta come il Buddhismo fosse comunque ancora popolare in Andhra, Dhanyakataka e Dravida, corrispondenti agli attuali Andhra Pradesh e Tamil Nadu, mentre descrive molti stupa abbandonati nelle aree degli attuali Nepal e Bengala Occidentale. Nel suo reportage di viaggio Xuanzang annotò che in molte regioni il Buddhismo stava lasciando il posto a giainismo e induismo (da notare che l'induismo riuscì a riconvertire molti fedeli buddhisti identificando Gautama con uno degli avatar di Viṣṇu).
Il colpo di grazia al Buddhismo indiano arrivò nel 1193 quando i Turchi comandati da Muhammad Khilji incendiarono Nālandā, e poco dopo conquistarono la fortezza di Bihar portando alla caduta dell'Impero Pala; ormai privi di appoggio politico e con sempre minor presa sulla popolazione, anche in seguito ai nuovi movimenti induisti come l'Advaita e ai missionari islamici sufi, i monaci si rifugiarono alle pendici dell'Himalaya o nell'isola di Sri Lanka, salda roccaforte del Therāvada.
Asia Centrale e Settentrionale [modifica]
Secondo una leggenda, il Buddhismo si era diffuso in Asia Centrale già durante l'epoca del Gautama, grazie a due mercanti battriani, Tapassu e Bhallika, che dopo aver conosciuto il Buddha si erano convertiti alla nuova fede[11]; le tradizioni Hīnayāna si mescolarono alla Mahāyāna tra il II e il III secolo. L'area interessata è quella corrispondente agli attuali Pakistan, Kashmir, Afghanistan, Iran, Uzbekistan, Turkmenistan (il principe An Shigao nel 148 fu il primo a tradurre le scritture in lingua cinese), Tajikistan, e in un secondo tempo Cina; anche alcune tribù turche, come gli Shahi, si convertirono al Buddhismo a partire dal II secolo. Non va però dimenticato che il Buddhismo divenne mai la religione esclusiva, anche quando ebbe l'appoggio delle dinastie reali. Nell'area le scuole Nikāya non cedettero mai del tutto il passo alla corrente Mahāyāna, e il vinaya Sarvāstivāda insieme a quello Dharmaguptaka continuarono ad essere preferiti nei monasteri centro-asiatici.Con l'espansione dell'Islam nel VII secolo, ai monaci fu attribuito lo status di dhimmi come "popolo del Libro", insieme a cristiani ed ebrei; Al-Biruni scrisse di Buddha come profeta "burxan". Il Buddhismo tornò brevemente in auge grazie ai Mongoli che con le conquiste di Gengis Khan e dei successivi Khan contribuirono alla diffusione della fede nel XIII secolo; ma nel secolo successivo l'Ilkhanato, con Ghazan, si convertì all'Islam, e ne supportò la diffusione.
I buddhisti centro-asiatici hanno svolto un ruolo importante nella diffusione del Buddhismo in Cina; dei trentasette traduttori noti di scritture buddhiste in cinese la maggior parte era di origine parta o kushan. In base ai ritrovamenti nel bacino del Tarim gli scambi tra buddhisti centro-asiatici e estremo-orientali furono forti fino al X secolo, ma la cultura cinese, dopo aver assorbito le influenze buddhiste, le rielaborò in maniera autonoma.
Cina [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Storia del Buddhismo cinese. |
Le prime traduzioni di testi Mahāyāna si devono al monaco kushan Lokaksema, tra il 178 e il 189. Il Buddhismo fiorì sotto la dinastia Tang (618-907), inizialmente molto favorevole agli scambi culturali con l'India e fautrice dell'accademia buddhista di Chang'an (oggi Xi'an); verso la fine della dinastia, però, si manifestò una sempre maggiore diffidenza verso gli stranieri, e nell'845 l'imperatore Tang Wuzong bandì tutte le religioni "straniere" (tra cui Nestorianesimo, Zoroastrismo e Buddhismo) in favore dell'indigeno Taoismo, confiscando le terre, distruggendo templi e monasteri, e arrestando i monaci. Amidismo e Buddhismo Chán, però, continuarono a livello popolare; il Chán, che in Giappone sarebbe diventato Zen, rifiorì sotto la dinastia Song (1127-1279), con monasteri capaci di sostituire le università del passato.
Oggi la Cina vanta una delle più ricche collezioni di arte buddhista, spesso riconosciuti Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, come le Cave di Mogao vicino Dunhuang in provincia di Gansu, le Grotte di Longmen vicino Luoyang in provincia di Henan, le Grotte di Yungang vicino Datong in provincia di Shanxi, e i bassorilievi rupestri di Dazu, vicino Chongqing. Il Buddha gigante di Leshan, scolpito da una collina nell'VIII secolo, con lo sguardo rivolto alla confluenza di tre fiumi, è la più grande statua di Buddha del mondo.
Corea [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Buddhismo coreano. |
Giappone [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Buddhismo giapponese. |
Dal 710 la capitale Nara fu costellata da splendidi templi e monasteri, come la pagoda a cinque piani e la Sala Dorata (Kondō) del tempio Hōryū-ji, oggi patrimonio dell'umanità; le opere artistiche buddhiste, spesso su commissione imperiale, fiorirono tra l'VIII e il XIII secolo, attraversando le epoche Nara, Heian e Kamakura.
Tra il XII e il XIII secolo, Dogen e Eisai, dopo un viaggio in Cina, introdussero in Giappone lo Zen (evoluzione del Chán), che avrebbe prodotto espressioni artistiche molto caratteristiche come dipinti (es. sumi-e ed Ensō), poesie (es. haiku), e molto altro: la ricerca dell'illuminazione "nel momento" portò alla "santificazione" delle attività umane con forte contenuto spirituale ed artistico, come la cerimonia del tè (Cha no yu), ikebana, ed anche arti marziali.
Il Buddhismo, pur se praticato spesso insieme allo shintoismo, è ancora molto attivo nell'arcipelago, dove si contano circa 80.000 templi buddhisti.
Sud-Est Asiatico [modifica]
Per quasi un millennio il Sud-Est Asiatico è rimasto culturalmente legato all'influenza indiana, e come tale ne ha assorbito tutte le influenze religiose; secondo una leggenda il Buddhismo fu introdotto nell'area dell'attuale Vietnam da Chử Ðồng Tử, che lo aveva appreso direttamente da monaci indiani, alla fine del I secolo a.C. La forma iniziale era quella Theravāda, e il Buddha era chiamato Bụt; tra il IV e il V secolo, però, l'influenza cinese sostenne la diffusione del Mahāyāna, e il Buddha venne chiamato Phật, dal cinese Fó.In questo stesso periodo si formarono imperi autoctoni molto potenti, come lo Śrī Vijaya (III-XIV secolo) al Sud e l'Impero Khmer (IX-XIII secolo) al Nord, che appoggiarono la scuola Mahāyāna insieme all'induismo. La capitale del primo, Palembang sull'isola di Sumatra, ospitò un'università buddhista molto influente.
Dopo la fine del Mahāyāna in India, il Buddhismo affrontò un lento declino, per poi sperimentare una vivace rinascita col Rinascimento Theravāda, che sostituirà la Mahāyāna.
Fondazione e diffusione del Vajrayāna (dal V secolo) [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Buddhismo Vajrayāna e Buddhismo tibetano. |
I primi fedeli Vajrayāna erano mahasidda (yogi ascetici) che vivevano nelle foreste o ai margini della società, ma intorno al IX secolo il Vajrayāna era diventato un fenomeno riconosciuto e accettato nelle maggiori università Mahāyāna come Nālandā e Vikramaśīla. Alla fine del XII secolo il Buddhismo Vajrayāna si estinse in India insieme al Mahāyāna, ma per quell'epoca la variante tibetana aveva evoluto una propria autonomia intellettuale e una solida base di fedeli, e il numero di monaci che si rifugiarono in Tibet fuggendo dall'India consolidarono la posizione della scuola. Il Tibet servì anche come testa di ponte per la diffusione della scuola in Cina e da qui in Giappone, dove il Vajrayāna sopravvive ancora oggi nella scuola Shingon.
Rinascimento Theravāda (dall'XI secolo) [modifica]
A partire dall'XI secolo, con l'arrivo dei Turchi in India e la perdita della propria roccaforte di Nālandā, la scuola Mahāyāna subì un rapido declino; tuttavia i problemi che la presenza islamica poneva ai traffici lungo la Via della Seta costrinsero i mercanti a scegliere la via del mare, nella quale l'isola di Sri Lanka, da sempre roccaforte del Buddhismo Theravāda, assunse un ruolo centrale. All'aumentare dell'influenza politica e commerciale dell'isola seguì naturalmente quella della scuola Theravāda nel vicino Sud-Est asiatico.Il re Anawrahta (1044-1077), fondatore dell'Impero Birmano, adottò la fede Theravāda, e tra l'XI e il XIII secolo furono eretti centinaia di templi buddhisti nella capitale Pagan, di cui circa 2.000 ancora esistenti. Anche con la perdita di potere dei birmani e le prime dinastie thai, e ancora dopo la caduta della capitale nel 1287 ad opera dei mongoli, il Buddhismo Therāvada rimase saldamente radicato nell'area. Il Regno di Sukhothai (1238-1438), nel Nord dell'attuale Thailandia, e il Regno di Ayutthaya (1350-1767), che nel 1376 assorbì il Regno di Sukhothai, adottarono il Theravāda, che si diffuse in Laos e Cambogia nel corso del XIII secolo; però, a partire dal XIV secolo, l'Islam si dimostrò capace di frenare l'espansione buddhista, diffondendosi in Malesia e nella parte insulare del Sud-Est Asiatico, soprattutto Indonesia e Filippine.
Espansione del Buddhismo in Occidente [modifica]
Dopo il periodo Greco-Buddhista, gli interscambi tra l'Occidente e il mondo buddhista si fecero più sporadici. Nell'VIII secolo, le Jātaka buddhiste furono tradotte, insieme ad altri racconti e leggende indiane, in siriano e in arabo nel Kalila wa Dimna. Un racconto sulla vita del Buddha fu tradotto in greco ad opera di San Giovanni Damasceno e circolò nella cristianità come "storia di Barlaam e Josaphat"; intorno al XIV secolo la storia di Josaphat era talmente famosa che divenne un santo popolare, e pur non essendo mai stato canonizzato fu incluso nel martirologio cattolico (si festeggiava il 27 novembre, ma fu escluso dal successivo messale) e nel calendario liturgico della Chiesa ortodossa (si festeggia il 26 agosto).Un incontro diretto tra europei e buddhisti avvenne nel 1253 quando il monaco francescano Guglielmo di Rubruck fu inviato come ambasciatore presso la corte mongola di Mongke dal re francese Luigi IX; l'incontro avvenne a Cailac (oggi Qayaliq in Kazakistan), e Guglielmo pensò che appartenessero a una confessione cristiana[11].
Un maggiore interesse per il Buddhismo sorse in epoca coloniale, quando gli occidentali occuparono terre in Oriente e ne conobbero le opere d'arte; la filosofia e la letteratura europea del periodo furono fortemente influenzate dallo studio delle religioni orientali. L'apertura forzata del Giappone all'Occidente (episodio delle navi nere) nel 1853 consentì inoltre agli occidentali di accedere alla più variegata cultura buddhista del mondo.
Il Buddhismo cominciò a destare un forte interesse per il grande pubblico in Occidente solo a partire dal XX secolo, come reazione alla delusione provocata dalla caduta delle grandi utopie del secolo. Negli anni 1950 il movimento beatnik contribuì a renderlo popolare, tanto da farlo diventare la "filosofia" dei giovani della New Age, in lotta contro la società industriale. Queste forze che avevano animato la politica "idealista" della prima metà del secolo si rivolsero all'auto-realizzazione, sia materiale sia spirituale, e in questo contesto il Buddhismo esercita un forte fascino, grazie alle sue idee di tolleranza, assenza di autorità divine e di determinismo, e che il mondo possa essere compreso indagando sé stessi.
All'inizio del XX secolo i primi missionari giapponesi propagarono il Buddhismo di tradizione Zen nell'America del Nord (soprattutto in California); ad esempio uno studioso giapponese e buddista, Suzuki Daisetsu Teitaro, ha scritto dei libri in inglese riguardanti il Buddhismo della tradizione Zen. Negli anni 1950 il movimento beatnik contribuì a renderlo popolare, tanto da farlo diventare la "filosofia" dei giovani della New Age, in lotta contro la società industriale.
Nella cultura occidentale il Buddhismo di tradizione Zen esercita un fascino sempre maggiore, anche grazie a grandi personalità che si sono impegnate ad introdurlo in occidente, come il giapponese Suzuki in America ed in Europa il monaco giapponese Taisen Deshimaru, primo patriarca d'Europa della tradizione di Buddhismo Soto Zen, il quale nel 1967 si recò dal Giappone in Europa e si stabilì a Parigi con la missione di diffondere il Buddhismo Zen in occidente, fondando nel 1979 il primo grande Tempio d'Occidente alla Gendronnière in Francia (vicino a Blois) e nel 1970 fondando l'Association Zen Internationale (AZI). La sua opera, aiutato dai suoi discepoli, venne divulgata anche attraverso numerosi libri e diverse pubblicazioni periodiche. Stabilì anche eccellenti rapporti con scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto all'avvicinamento Oriente-Occidente, che considerava una delle grandi speranze della nostra epoca; con l'introduzione del Buddhismo Zen nella nostra cultura, si riproponeva di aiutare l'umanità a superare la propria crisi esistenziale secondo l'insegnamento buddhista delle "Quattro nobili verità".
Note [modifica]
- ^ vedi: Nicoletta Celli Buddhismo Electa, Milano, 2006 pag. 113
- ^ Articolo (in inglese)
- ^ Tarn, "The Greeks in Bactria and India"
- ^ Linssen, "Living Zen"
- ^ Testo completo (in inglese)
- ^ Divyavadana, pp. 429-434
- ^ R. Thaper
- ^ Indian Historical Quarterly Vol. XXII, p. 81 e seguenti, citato in Hars.407
- ^ Francine Tissot, "Gandhara", p128
- ^ Plutarco, Praec. reip. ger. 28, 6
- ^ a b Foltz, "Religions of the Silk Road"
Bibliografia [modifica]
- (EN) Damien Keown, "Dictionary of Buddhism", Oxford University Press, 2003, ISBN 0-19-860560-9
- (EN) John Boardman, "The Diffusion of Classical Art in Antiquity", Princeton University Press, 1994, ISBN 0-691-03680-2
- (FR) "Musée national des arts asiatiques Guimet", Editions de la Reunion des Musées Nationaux, Paris, 2001 ISBN 2-7118-3897-8.
- (EN) Richard Foltz, "Religions of the Silk Road", Palgrave Macmillan, New York, 2nd edition, 2010, ISBN 978-0-230-62125-1
- (EN) Thomas McEvilley, "The Shape of Ancient Thought. Comparative studies in Greek and Indian Philosophies", Allworth Press, New York, 2002, ISBN 1-58115-203-5
- (EN) "The Times Atlas of Archeology", Times Books Limited, London, 1991, ISBN 0-7230-0306-8
- (EN) Charles Eliot, "Japanese Buddhism", ISBN 0-7103-0967-8
- (EN) Charles Eliot, "Hinduism and Buddhism: An Historical Sketch", ISBN 81-215-1093-7
- (EN) "The Crossroads of Asia. Transformation in Image and symbol", 1992, ISBN 0-9518399-1-8
- (EN) Bhagwan Das, "Revival of Buddhism in India and Role of Dr. Baba Saheb B.R. Ambedkar", Dalit Today Prakashan, 18/455, Indira Nagar, Lucknow, U.P., India, 1998
- (FR) Francine Tissot, "Gandhara", Librairie d'Amérique et d'Orient, Paris, ISBN 2-7200-1031-6
Altri progetti [modifica]
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Storia del Buddhismo
Nessun commento:
Posta un commento